
Art.26. Vita economica
1. L’economia italiana è un’economia sociale, libera, rispettosa di condizioni di vita naturali e organizzata in collaborazione fra le parti sociali.
Motivazione: Naturalmente dovremmo organizzare la nostra economia in modo sociale, spalle forti sopportano più peso di spalle deboli. La nostra economia dovrebbe essere libera e usare la forza della creatività. Oggi, e in futuro, dobbiamo anche preoccuparci di preservare la natura. Ciò che noi in Italia non abbiamo ancora capito per niente è che il nostro ordine economico dovrebbe essere configurato sulla base di una collaborazione fra le parti sociali. Stati con parti sociali forti come la Germania, l’Austria, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Norvegia o la Svezia hanno considerevolmente meno problemi rispetto agli stati con parti sociali deboli come la Grecia, l’Italia o la Gran Bretagna. Cosa significa collaborazione fra le parti sociali? E’ molto semplicemente un rapporto di cooperazione fra datori di lavoro e lavoratori. Lo scopo è trovare una soluzione di compromesso e cooperazione, insieme e pacificamente, fra interessi diversi. Da noi in Italia troppo spesso datori di lavoro e sindacati si pongono l’uno contro l’altro come nemici, i conflitti di interesse da noi si risolvono in base a chi è il più forte. Costa denaro e molta energia, avvelena l’atmosfera e non porta a niente. Alitalia è l’esempio migliore di come si possa rovinare una bella impresa per ottusa stupidità. La collaborazione fra le parti sociali presuppone trasparenza, fiducia, dialogo e l’essere pronti a mettersi d’accordo in favore di una meta comune.
Il lavoro può essere incarnazione di amore e creatività. I nostri bravi artigiani, cuochi, architetti, designer, medici e tanti altri lo sanno e lo dimostrano giorno dopo giorno. Alleggeriamo finalmente la gerarchia in Italia, diamo a tutti la chanche di mettere a frutto la propria creatività. In breve: Lavoriamo insieme e non l’uno contro l’altro. Sarebbe bello se una volta la RAI mandasse i suoi in Danimarca, Austria e Olanda e documentasse il fatto che si può lavorare in clima di collaborazione fra le parti sociali. Noi in Italia non lo riusciamo neanche a capire il concetto di collaborazione fra le parti sociali, abbiamo ancora molto da imparare.
In Italia abbiamo bisogno di crescita, di molta crescita. Ma quale crescita? L’umanità di oggi produce ogni anno, con grande dispendio di energia, parecchi miliardi di capsule di caffè in alluminio e conseguentemente migliaia di tonnellate di rifiuti. E‘ stupido, totalmente senza riguardo e senza rispetto nei confronti dei bambini e delle generazioni future.
Al giorno d’oggi l’europeo medio possiede 10.000 oggetti diversi. Ci serve davvero tutto quello che abbiamo stipato nelle nostre cantine e nelle nostre abitazioni? I bambini piccoli devono davvero ricevere continuamente regali dai loro – amorevoli – nonni? Non abbiamo piuttosto bisogno di una più giusta distribuzione dei beni e di una crescita migliore dal punto di vista qualitativo?
Cominciamo con la crescita nel nostro cuore, lasciamo crescere solidarietà, umanità e gioia, apriamoci con onestà a idee nuove, allora funzionerà anche l’economia.
In tutta Europa ci sono sempre più persone psichicamente malate che prendono calmanti o psicofarmaci. In Italia sono sempre di più i suicidi di concittadini disperati. L’economia considera le persone come numeri, oggetti, non dappertutto, ma in campi sempre più vasti. La naturale esigenza di fiducia e sicurezza viene fatta a pezzi dalla aspettativa, sempre più alta, di prestazione e flessibilità. Da un punto di vista di economia aziendale può funzionare, da un punto di vista di economia nazionale no. Ma non vogliamo una economia umana?
Naturalmente dobbiamo incrementare la nostra capacità di competere in campo internazionale, ma allo stesso tempo possiamo creare ambiti nei quali svolgiamo attività economiche e viviamo senza dovere sottostare alle regole della concorrenza mondiale. Giovani economisti, che oggi sono ancora studenti, potrebbero sviluppare modelli di vita e di economia per gruppi di persone in numero variabile fra 5.000 e 10.000. Questi modelli dovranno potersi integrare con l’economia attuale. La politica non ci dice la verità – in Europa e in Italia non ci sarà mai crescita tale da procurare lavoro a tutti. Già solo per questo dovremmo sforzarci di sviluppare modelli alternativi all’economia tradizionale. In fondo creativi, lo siamo!
Hinterlasse jetzt einen Kommentar