
Art. 7: DIRITTO AD UN’AMMINISTRAZIONE CHE FUNZIONI
1. Ognuno, cittadini e chiunque partecipi alla vita economica, ha il diritto che gli atti amministrativi che lo riguardano siano emessi dall’autorità competente secondo le norme di legge entro termini di tempo definiti.
2. L’impegno burocratico è proporzionale allo scopo che deve ottenere.
3. I rapporti di lavoro dei dirigenti statali sono legati alla durata della legislatura.
Motivazione: Il nostro paese è tuttora organizzato come stato autoritario nel quale le autorità pubbliche non di rado prendono decisioni in tempi e modi arbitrari.
Un piccolo esempio innocente: Il gestore di una spiaggia offre a noleggio da anni due piccole barche a vela. Per la sicurezza dei bagnanti deve stendere in mare un corridoio di boe rosse. Come sempre, presenta domanda in comune a gennaio. Poiché non è gradito al nuovo sindaco o perché si rifiuta di pagare una bustarella all’impiegato competente, ottiene l’autorizzazione il 10 settembre, quando la stagione è già andata.
Tutti voi conoscete esempi peggiori di questo.
Tutto questo deve finire. Lo stato e i suoi rappresentanti non sono autorizzati a fare ciò che vogliono. Sono stati designati da noi italiani, per diritto sovrano a svolgere i loro compiti finalizzati al bene del singolo e della comunità.
Le autorità ci devono aiutare e sostenere nel realizzare le nostre attività nell’ambito delle leggi e nel rispetto dei doveri nei confronti della collettività.
Gli esperti nei diversi campi possono compilare un catalogo della tempistica:
– vuoi registrare il passaggio di proprietà di un’automobile – un pomeriggio
– vuoi costruire una casetta su un terreno edificabile – 10 mesi
– vuoi costruire una fabbrica di prodotti chimici – 2 anni per la prima approvazione parziale
– vuoi costruire una centrale atomica – tempi infiniti
Nella compilazione di un catalogo della tempistica dovremmo tenere conto dei dati europei. In televisione è stato mostrato un grafico sulla tempistica per ottenere una normale autorizzazione a costruire: Italia 231 giorni, Germania 97, Londra 98, Madrid 182.
Ci vorranno di sicuro dieci anni, ma con questa nuova Costituzione possiamo frenare un po’ la follia della nostra amministrazione. Se introduciamo come diritto fondamentale di cui si debba potere pretendere l’applicazione (vedi Art.19), pratica il diritto a un’amministrazione efficiente sarà l’inizio di un processo di riforma che richiederà anni, ma che non potrà essere fermato.
Le nostre norme amministrative sono così sovrabbondanti, che a stento si possono riformare. Le nostre leggi e ordinamenti amministrativi sono una porcheria. E con una porcheria non puoi sfornare una torta deliziosa. Potremmo prendere il coraggio, in una provincia o regione, di abolire prima di tutto tutte le leggi nazionali e poi ricominciare con quelle strettamente necessarie. Forse sarebbe di aiuto all’Emilia-Romagna del post-terremoto. Ma tutto ciò ha senso solo se preghiamo i nostri amici europei di darci una mano. Noi da soli, senza uscire dall’Italia, non abbiamo – e questa è una considerazione triste – il know how e la competenza per costruire un’ amministrazione efficiente.
Questo diritto fondamentale nella nuova Costituzione potrebbe anche contribuire a ridurre la corruzione in comuni e province perché con il diritto riconosciuto a tempi certi per l’emissione degli atti amministrativi le bustarelle perdono senso. L’autorità statale è molto meno autorità e molto più prestatrice di servizi per il cittadino.
Chi lavora nell’amministrazione potrebbe essere istruito a chiamare tutte le persone che si rivolgono loro “cittadini” o “clienti”. Il rapporto autorità-persona cambierà. Il funzionario sarà felice di avere un importante compito di pubblica utilità, sarà felice di supportare il cittadino nelle sue attività. Il cittadino sarà felice che gli venga spiegato quali documenti deve produrre per il suo progetto. Vivrà l’apparato amministrativo non come autorità arbitraria, ma come istanza fraterna.
L’Unione Europea mette annualmente a disposizione miliardi di euro per i più svariati progetti. La nostra burocrazia non è in condizione di ottenere questo denaro e di utilizzarlo sensatamente. Vogliamo e possiamo cambiare questo stato di cose.
Siamo un popolo diligente, pieno di fantasia, spirito e volontà creativa. Potremmo fare tanto di più con una burocrazia che ci sostenga invece che ostacolarci.
Paragrafo 2, secondo il quale il dispendio burocratico è proporzionale allo scopo che deve ottenere: dovrà essere concretizzato dal legislatore e dal corte costituzionale. Questo paragrafo deve avere lo scopo di mette in moto un processo a lungo termine nel quale cittadino e chiunque partecipi alla attività economica sarà al riparo dalla giungla burocratica.
Con il paragrafo 3 riprendiamo la tradizione statunitense secondo la quale i rapporti di lavoro dei burocrati e dei dirigenti statali sono legati alla durata della legislatura come anche del governo. Da noi purtroppo la burocrazia ministeriale rinvia o impedisce la messa in atto delle leggi. Nel futuro i responsabili potranno essere sottoposti ad accertamento e perdere il loro posto di lavoro nella legislatura successiva. I burocrati ministeriali arriveranno ad abituarsi al fatto che sono servitori dello stato, servitori della comunità.
Noi in Italia temiamo che la troika formata da BCE, UE e fondo monetario arrivi da noi e decida delle nostre finanze. Forse dovremmo sollecitare volontariamente una sorta di troika amministrativa: 200 svedesi, 200 finlandesi e 200 olandesi con una buona formazione che aiutino province e comuni a costruire un’amministrazione efficace.
La nostra amministrazione non è inefficace solo per via del disordine delle leggi, la corruzione e la mafia. Spesso ci sono persone sbagliate in posizioni importanti. Nell’amministrazione e nelle nostre università, i posti non vengono assegnati in base alle competenze, ma per parentela o amicizia. Il problema è noto da decenni. Perché non ci portiamo in casa 25 danesi e 25 austriaci con diritto di veto e il compito di verificare tutte le assegnazioni di cariche pubbliche ?
Gli uomini imparano per imitazione. Con un aiuto internazionale potremmo costruire un’amministrazione d’eccellenza in due o tre province e in tutte le loro città e comuni. Questi potrebbero essere poi presi a modello e copiati dall’Italia intera. Se si vuole, lo si può realizzare.
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